L’ Afasia ( letteralmente assenza di linguaggio), provoca un’incapacità ad usare il linguaggio per cui la persona afasica non riesce ad esprimersi o a comprendere ciò che gli è detto. Spesso l’Afasia si associa ad una paralisi della metà destra del corpo ed ad altri sintomi associati. Si può presentare in forme diverse, sia da un punto di vista quantitativo (gravità del deficit), che qualitativo, a seconda della sede e dell’estensione della lesione cerebrale. Altri fattori che possono rivestire un ruolo importante nel caratterizzare il quadro afasico sono la competenza linguistica e la personalità della persona afasica.
Cause
E’ a causa di una lesione cerebrale che si diventa afasici. Nella maggior parte dei casi l’Afasia è causato da:
- danno vascolare, un’arteria cerebrale: * si occlude (trombosi arteriosa, causando quindi un danno ischemico) – * si fessura ( causando un danno emorragico o più semplicemente un ictus o apoplessia cerebrale, colpo apoplettico).
- trauma cranico (spesso nei giovani da incidente stradale)
- tumore cerebrale.
Il cervello si nutre di ossigeno e zucchero che arrivano attraverso la circolazione arteriosa: se, in seguito ad un ictus si ha un’interruzione del flusso sanguigno, il tessuto cerebrale irrorato dall’arteria lesa ne soffre, talora in maniera irreversibile. All’interno del cervello esiste una specializzazione funzionale, per cui vi sono parti del cervello che svolgono funzioni specifiche. Ad esempio, nella grande maggioranza delle persone è nell’emisfero sinistro che sono poste le aree del linguaggio; l’Afasia è conseguenza quindi di una sofferenza di queste parti del cervello.
Deficit associati all’Afasia
L’afasia si presenta raramente come disturbo isolato. Spesso la lesione delle aree del linguaggio si estende a zone cerebrali vicine che controllano altre funzioni, per cui insorgono altri deficit che accompagnano l’afasia. Per esempio i pazienti afasici saranno:
– Emiplegici o emiparetici : avranno perso totalmente (emiplegia = paralisi di metà corpo) o parzialmente (emiparesi) la capacità di muovere volontariamente una metà (di solito la destra) del corpo.
– Emianopsici: non vedranno ciò che è localizzato nella metà destra dello spazio.
– Aprassici : non riescono a programmare volontariamente il movimento necessario per compiere un’azione(come le attività abituali: vestirsi, preparare del cibo, mangiare e bere). La combinazione di deficit motori ed aprassici è particolarmente grave quando colpisce i movimenti della deglutizione per cui il paziente non è più in grado di inghiottire cibo solido o liquido (disfagia = difficoltà ad ingerire).
– Amnesici : difficoltà a ricordare e soprattutto ad apprendere nuove informazioni; talora tuttavia basta un piccolo aiuto da parte di chi è vicino ( poche parole collegate all’argomento) per fare riemergere il ricordo.
– Alterazioni del comportamento : In seguito all’afasia i pazienti possono reagire e comportarsi in maniera diversa da quella abituale, prima dell’insorgenza dell’ictus. Ad esempio, il controllo delle emozioni può diventare più difficile: il pianto od il riso diventano più frequenti e talora difficili da controllare.
– Epilessia : il tessuto cerebrale leso in fase cronica cicatrizza, diventando quasi un corpo estraneo, provocando, in alcuni casi, una specie di scarica elettrica all’interno del cervello, che si traduce in una crisi epilettica: può così succedere che il paziente perda coscienza e presenti delle convulsioni per alcuni minuti, senza segni residui al risveglio.
Trattamento
Dopo la dimissione dall’ospedale, passata la fase acuta, le persone afasiche hanno bisogno di cicli di logoterapia che, nella maggioranza dei casi, migliora il quadro afasico; L’ afasia provoca un peggioramento della comunicazione, sia dal punto espressivo che della comprensione del linguaggio. Alcuni afasici non hanno difficoltà a comprendere il linguaggio, ma non riescono a trovare le parole per esprimersi e costruire delle frasi corrette. In altri casi invece, i pazienti hanno un linguaggio fluente ma difficile da comprendere a causa degli errori sia a livello di singole parole che di frasi; di solito in questi pazienti vi è un deficit di comprensione del linguaggio scritto e parlato. Un punto importante: nella maggior parte dei casi i pazienti afasici mantengono intatta l’intelligenza e non devono essere confusi o trattati come dementi! Per cercare di comunicare al meglio nonostante l’afasia, si devono conoscere ed usare le risorse residue sia da parte dell’afasico che dei familiari. Prima di tutto, non bisogna avere fretta e bisogna porsi di fronte alla persona afasica. Parlare lentamente, usando frasi corte e sottolineando con l’intonazione le parole più importanti delle frasi che si pronunciano. Mettere per scritto le parole più importanti, usare gesti, disegni e altri mezzi non verbali (per esempio indicazione di oggetti o persone), incoraggiando la persona afasica a fare altrettanto, può aiutare. Talora può essere utile sfogliare insieme un vocabolario per cercare la parola giusta o costruire ed usare assieme alla persona afasica un libretto in cui si inseriscono le figure e le foto di oggetti, avvenimenti e persone familiari. Parlare con una persona afasica è un buon e soprattutto utile esercizio di pazienza. Nonostante tutto spesso la comunicazione può fallire. Non bisogna scoraggiarsi, lasciare che la persona afasica si riposi e riprendere la conversazione più tardi. E’ probabile che ad un secondo tentativo le cose andranno meglio.